DIALETTO
Il TERMINE "Dialetto"
Il termine dialetto non ha un significato univoco.
In linguistica la parola “dialetto”, a seconda dell'uso, indica una varietà di lingua o una lingua in contrapposizione ad un'altra (Beccaria, Gian Luigi (a cura di), Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 2004). La definizione piu´ diffusa nei paesi anglosassoni fa riferimento ad una precisa famiglia linguistica ed indica una varieta´ della lingua nazionale (per esempio nel caso dei dialetti dell'inglese americano che condividono gli stessi caratteri strutturali e la stessa storia della lingua nazionale).
La seconda accezione di derivazione greco-antica (dialetto come lingua contrapposta a quella nazionale) identifica una lingua autonoma che ha caratteri strutturali e una storia distinti da quelli della lingua nazionale. Questa accezione e´prevalente nella tradizione europea e italiana dove numerosissime lingue locali sono chiamate dialetti nonostante non derivino né dipendano dalla lingua ufficiale con la quale possono non essere neppure mutualmente intelligibili.
La distinzione esatta tra lingua e dialetto è pertanto soggettiva, e dipende dal proprio sistema di riferimento.
In sociolinguistica il termine è riferito ad un idioma che e´subordinato rispetto alla lingua ufficiale (detta anche di dominio) ed e´ limitato a certi campi e contesti di utilizzo (Maurizio Tani, Introduzione alla cultura italiana, Reykjavik, Università d'Islanda, 2012, p. 45). In questo campo e´ stato detto che una lingua è "un dialetto che ha fatto carriera."(Berruto, Fondamenti di sociolinguistica, citato in Gobber 2006, p. 33.)
Distribuzione geografica dei dialetti del lombardo
Prima della venuta dei Latini la pianura padana era abitata da tribù mediterranee, retiche-liguri e iberiche. Dei loro linguaggi non abbiamo tracce scritte però, come affermano gli studiosi, alcune radici di parole indicano l’appartenenza alle parlate pre-latine.
Legenda: A - lombardo alpino; B - lombardo occidentale; C - lombardo orientale; D - trentino occidentale; E - dialetti "di crocevia"[2]: emiliani e di transizione lombardo-emiliani. (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_lombarda)
La lingua vernacolare
A differenza dal dialetto che ha una copertura geografica e un uso sociale più vasti, il termine vernacolo (spesso usato erroneamente come sinonimo di dialetto), indica più precisamente la lingua vernacolare: una parlata limitata a una precisa zona geografica, usata specificatamente dal popolo.
Si tratta di un idioma parlato in una zona ristretta che identifica il territorio ed il modo locale di comunicare: rappresenta il modo di esprimersi del popolo proprio di un determinato luogo, di un borgo, o di un paese e spesso reassume in se i valori culturali di tale popolo.
Le pronunce, i modi di dire, sono espressione di molti fattori che interagiscono e si differenziano a seconda delle occasioni, dell’ambiente e delle origini di ciascun parlante.
Molte volte capita che nascano nuovi vocaboli dall’esigenza di esprimere concetti nuovi o da situazioni e sensazioni imprevedibili.
Il vernacolo di Calghera
Allo scopo di preservare la cultura e le tradizioni della frazione Calghera, vogliamo raccogliere in questo breve manualetto, le parole dialettali che ci sono state tramandate con la speranza di offrirle alle generazioni future.
Ricordiamo che il nostro passato è la molla che ci spinge a vivere il presente e proietta i giovani nel futuro. Che cultura sarebbe senza le proprie radici.
Auspichiamo la concreta collaborazione dei compaesani che invitiamo ad inviare le altre parole per arricchire il “manualetto del vernacolo di Calghera”.
- ????? - ombelico.
- Abunàs – abbonarsi.
- Adsùn – digiuno.
- Ag o advis - sembra, mi pare.
- Alger – leggero.
- Arbason – erba grama.
- Àrbi - abbeveratoio.
- Arbulent – prezzemolo.
- Arius – arioso.
- Armandla – mandorlo.
- Bacaià – vociare.
- Bacaion – ciarlone.
- Bargnocla – bernoccolo.
- Basar - bastone per il trasporta dei pesi in spolla.
- Bic- tronco di legno.
- Biciarà - bicchierata.
- Biroc - calessino a due ruote.
- Biut- nudo.
- bota – molto.
- Bsont – unto.
- bunu - di buon ora.
- Cadnas -catenaccio.
- Canaia - briccone.
- Caragnàda - piagnisteo. pianto lungo.
- Casu - mestolo.
- Casulera - paletta per separare le parti solide dalle liquide.
- Cavagna - cesto fotto di vimini.
- Ciapa - pietra liscia, una volta usata per pavimenti.
- Ciarlatan - saltimbanco, buffone.
- Ciuc - ubriaco.
- Ciuca - sbornia.
- Crava - tipico cavalletto usato per segare lo legna.
- Cuda - pietra usata per affilare attrezzi.
- Cudà - vecchio corno tagliato di bue con acqua contiene la cuda.
- Cul la - quello.
- Curtela - coltello a lama lunga.
- Dabòn – davvero.
- Dacquadura – innaffiatoio.
- Darnegà - puzzare, appestare, ammorbare
- Darnèra - lombalgia, mal di schiena.
- Dascòmpagn - diseguale.
- Dasmoi - miscuglio di cenere e acqua bollente usato un tempo per lavare i panni.
- Dasprèsia – in fretta.
- Dasvig – sveglio - spigliato
- Dota - corredo matrimoniale della sposa.
- Drucà - cadere.
- Dus - dolce.
- Èra – aia.
- Erpag – erpice.
- Ertag - grossolano.
- Falà - difettoso.
- Fanàl - faro.
- Fargòn - strofinaccio.
- Fiòca - nevica.
- Fodra - fodera.
- Frè - fabbro.
- Frust - usurato.
- Fugnà - spiegazzato.
- Fugon - grosso braciere per scaldare l'acqua.
- Fumna - femmina.
- Galat - solletico.
- Gamise - gomitolo.
- Ganasa - ganascia, mandibola.
- Garlìt - garretto, parte della gamba che vo dal polpaccio al tallone.
- Garòf - garofano.
- Garopla - zolla di terreno.
- Gasaghè - grida, frastuono.
- Gètt - gemma degli alberi, nuovo ramo.
- Giuva - pannocchia del granoturco.
- Gòmìt - vomito.
- Grase - ciccioli di maiale.
- Guano - concime di escrementi di uccelli.
- Gudas - padrino.
- Gudasa - madrina.
- Gugion - grosso ago.
- Gugnèn - maiale.
- Gugninèn - maialino.
- Gugninèn – piccolo maiale.
- Guron – sorso.
- Imbambulì - instupidire. rimbambire.
- Intabaras - coprirsi bene (coprirsi con un pesante mantello > "tabar").
- Inviàs - avviarsi, iniziare.
- Labga - bava delle lumache, muco
- Ladèn - veloce
- Lapà - mangiare
- Lesa - slitta trainata da buoi.
- Litera - lettiera.
- Lòfi - spossato, sgonfio. floscio
- Lubià - franare
- Lubia – frana
- Luv - lupo.
- Madgòn - guaritore.
- Magiustar - fragola.
- Magnàn - aggiustatore dei paioli o pentole.
- Malgàs - ,gambo secco e scarti del granoturco.
- Manc - nemmeno.
- Marisàna - melanzana.
- Masà - uccidere
- Maslè - macellaio
- Mata - fango, porola da cui deriva Mòta/"Ò - fabbricante di mattoni crudi.
- Mdàia - medaglia
- Mica - pagnotta
- Mnüdar - minuto. piccolo
- Moi - fradicio, inzuppato.
- Moia - lunga pinza di ferro che serve per ravvivare il fuoco del camino.
- Mola - mollica del pane.
- Möla - attrezzo per affilare i contelli
- Mucclòn - moccio del naso, stoppino usato delle candele, dispregiativo
- Murnè - mugnaio, macinatore di cereali
- Navasa - contenitore di legno dove si pigio l'uva.
- Nudrigà - riassettare, ripulire.
- Nvud – nipote.
- Ognidon - ognuno.
- Ombralè - ombreIlaio
- Ont - grasso, unto.
- Oral - orlo.
- Orb - orbo, cieco.
- Osmaren - rosmarino.
- Panà - minestra o base di pane.
- Panaron - scansafatiche
- Pargalòn - spilungone, persona molto alta.
- Parson - prigione.
- Patòna - dolce fatto con farina di castagne, castagnaccio.
- Picàia - picciolo dei frutti
- Psèn -parte della zampa del maiale che viene cucinata, piedino.
- Pugaren - roncola
- Pugarena - falcetto dalla lama pieghevole usato per lo potatura.
- Pugas -i rami della vite che sono stati potati.
- Pugiol - ballatoio, terrazzino.
- Quaciàs - accucciarsi, accovacciarsi
- Quadarlà - colpo di mattone.
- Quadre - mattone
- Quàia - quaglia.
- Quat - coperto.
- Quèndsada o Quèndsena - quindici giorni. quindicina.
- Rabatas - ingegnarsi. arrangiarsi in qualche maniera.
- Rampèn - gancio, uncino.
- Rangugnà -litigare
- Ravulò – insieme di cose alla rinfusa
- Rèsga - sega.
- Rubiora - formaggio ovino.
- Rùgà - frugare.
- Rusà - rugiada. (e spingere ???)
- Sacocia - tasca
- Saiata - fulmine
- Samas - cimice.
- Sampà - orma, calpestio.
- Savaten - calzolaio, produce e vende le scarpe.
- Scapusà - inciampare.
- Scarnèbia - pioviggina.
- Scartos- foglie secche del granoturco
- Scatiòn – capelli corti e in piedi
- Schei - soldi
- Sciop - fucile
- Sciuss - afa, aria caldissima.
- Scorba - cesta o contenitore. di vimini.
- Scravà - tagliare. potare.
- Selar - sedano.
- Sencia - cinghia, cintura.
- Serb - acerbo, incolto.
- Sfros - di frodo, contrabbando
- Sgambisàs - inciampare.
- Sgutàs - ruzzolarsi a terra.
- Sigà - aizzare, istigare. provocare.
- Sis - ceci.
- Sisuria – forbice per rami
- Smensa - semenza
- Snevar - ginepro
- Sòc - tronco di albero tagliato
- Spàrs - asparago.
- Sprèsia - fretto, premura.
- Stàbi - porcile, porcilaia.
- Stombar - pungolo per buoi.
- Strabusà - spalancare. aprire quanto più si può una cosa.
- Stròpa - rametto per legare le fascine di legna.
- Sufal - zufolo
- Sufren - zo/fanello, fiammifero.
- Surgna - scoiattolo.
- Sutpedan - tappeto scendiletto.
- Suv - giogo.
- Tabacà - scappare via.
- Tabar - tabarro, mantello.
- Tic - tetto.
- Tirabursòn - cavatappi.
- Tramlòn - spavento.
- Tròn - tuono.
- Ugia - occhiali.
- Uman - morbido
- Umèn - attaccapanni.
- Uncu - ancora.
- Uram - olmo.
- Urefic– orefice.
- Uric - gufo.
- Us - porta